5 luoghi da non perdere nei dintorni di Latina

13.02.2021

        Ninfa, Sermoneta, Priverno e le Abbazie di Valvisciolo e Fossanova

 Ninfa

Iniziamo questo viaggio nella provincia di Latina con un monumento naturale molto famoso del Lazio: il romantico Giardino di Ninfa, uno dei più famosi del globo da quando anche il New York Times lo definì "il giardino più bello del mondo", visitato da Gabriele D'annunzio, dallo scrittore Boris Pasternak e da numerosi viaggiatori che si dedicavano al Gran Tour d'Europa. 

La storia della città lunga e complicata, si ritiene che il nome di origine romana, derivi da un piccolo tempio dedicato alle Ninfe collocato in un isolotto del lago. Nel VII sec. per l'avanzamento della palude nella pianura pontina (dovuta alla cattiva manutenzione delle via Appia e Severiana) i commercianti si videro costretti ad utilizzare una strada alternativa, che passava appunto per la cittadina di Ninfa, che cominciò quindi a chiedere un dazio a tutti coloro che transitavano. Questo decretò la fortuna di Ninfa che divenne una ricca cittadina e si arricchì di case, numerose chiese, palazzo comunale, e nel XII, un castello della casata dei Frangipane. Tra alterne e complicate vicende storiche che coinvolgono, papi e la maggior parte dei casati nobiliari del centro Italia, nel 1297 la città cu acquistata da Pietro Caetani per 200.000 fiorini d'oro e si inaugura per Ninfa un nuovo capitolo di prosperità, vennero rinforzate le mura, ingrandito il castello e costruita una torre, ampliato il piccolo lago esistente, ristrutturato il palazzo comunale e inaugurati nuovi mulini e due ospedali. Nel 1381 dopo una diatriba tra papa Clemente VII e Onorato I Caetani, Ninfa fu saccheggiata distrutta letteralmente a picconate dalle città vicine e da allora fu abbandonata. Il terreno di Ninfa fu utilizzato per installare delle fonderie, poi dei mulini e poi utilizzata solo come territorio agricolo. 

Un tentativo da parte della famiglia Caetani già dal XVI secolo di avviare i lavori per la creazione  di un giardino era già stato tentato, ma è nel 1921 che Gelasio Caetani cominciò la bonifica della zona con l'idea di costruire un grande giardino che includesse i ruderi, tra l'altro particolarmente belli e suggestivi, con le finestre bifore in stile gotico, le mura con merlature a coda di rondine, gli absidi delle chiese distrutte con gli affreschi a vista, e ponti, di cui uno di epoca romana. Successivamente insieme alla madre Ada Wilbraham Caetani, cominciò a piantare diverse specie botaniche di origine estera o esotica e che avrebbero potuto ben svilupparsi in quel particolare microclima creato dalla peculiare conformazione del terreno compreso fra il fiume e la rupe di Norma che dava umidità e frequenti piogge. I lavori furono poi continuati da  Roffredo Caetani, dalla moglie Marguerite Chapin e dalla figlia Lelia Caetani che vollero negli anni trenta, la conformazione all'inglese del giardino. I lavori furono poi continuati da Roffredo Caetani, dalla moglie Marguerite Chapin e dalla figlia Lelia Caetani che vollero negli anni trenta la conformazione all'inglese del giardino. 

Il sognò si avverò e oggi il giardino misura 8 ettari, l'avifauna che qui si è stanziata è protetta dal WWF che dal 1976 ha qui istituito un'oasi faunistica. Il giardino-parco è costituito anche, oltre che dai ruderi resi suggestivi dalle edere e altre piante rampicanti, da ponti, ruscelli e laghetti, da oltre 1300 specie di piante, tra cui l'acero giapponese, l'acero americano, noci, meli, banani, faggi rossi, roseti, cedri, acacie, ciliegi penduli, ortensie rampicanti, fiori rari dalla Cina, gelsomini, glicini e tantissime altre varietà, compresa una piccola foresta di bambù. 

Nel fiume, nuota la trota macrostigma  e nelle sue acque migrano uccelli trampolieri come aironi cinerini, rapaci come il falco pellegrino e il barbagianni e anche i germani reali, le pavoncelle, le alzavole ecc., (ho anche notato e fotografato la buffissima papera mandarina). L'avifauna è protetta dal WWF che dal 1976 ha qui istituito un'oasi faunistica.

Il giardino di Ninfa è di solito aperto da marzo a novembre nei fine settimana ma si consiglia comunque di consultare il sito ufficiale. La prenotazione che prima non era necessaria, ora è obbligatoria e l'accesso è consentito solo in gruppo, non è possibile allontanarsi da soli durante la visita che è sempre guidata e commentata con spiegazione storico-culturale e naturalistica, di solito della durata di un'ora. Dopo la visita è possibile girare negli spazi del giardino e delle splendide fontane, vicino ai ruderi del castello e fermarsi al punto di ristoro.

Sicuramente uno dei più bei giardini visti in Italia e sicuramente il più bello del Lazio.

              Sermoneta

La bellissima Sermoneta, domina dall'altro la pianura Pontina e merita sicuramente una tappa.


Ricordate quando ho parlato della distruzione di Ninfa ad opera delle città vicine? Bene, Sermonata vi partecipò per il accaparrarsi il dominio sulla strada e sulla dogana, e risale a questo periodo la costruzione del bellissimo borgo medievale, dominato dal castello Caetani, che vi consiglio di visitare all'interno, Costruito dalla famiglia Annibaldi all'inizio del Duecento, ma fu con i Caetani che assunse l'aspetto di fortezza militare: notevole è il sistema di ponti levatoi che permettevano di isolarsi in caso di attacco.

Tra le strutture più belle del castello sono il maschio (o mastio), il punto più sicuro del castello, in caso di ultima, disperata difesa contenente ancora il letto a baldacchino dei Signori, la piazza d'armi, e le stalle, le tre stanze per gli ospiti dette Camere Pinte, presumibilmente affrescate da allievi del Pinturicchio, con affreschi rappresentanti le virtù teologali. Durante il periodo napoleonico il castello fu saccheggiato e ridotto a carcere, per questo sono ancora ben visibili dei graffiti dei detenuti. Si narra inoltre di un fantasma che aleggia ancora con la sua presenza nel castello, pare che si tratti di un giullare ucciso ingiustamente, e si racconta di scherzi fatti dal giullare ai sermonetani.

L'Abbazia di Valvisciolo

Domina ala valle cosiddetta dell'Usignolo questa abbazia in stile romanico-gotico-cistercense, seconda per importanza all'abbazia di Fossanova.

Fondata da monaci greci nel XII, fu un secolo dopo restaurata e occupata dall'Ordine dei Templari ed è ancora visibile nella volta della chiesa l'architrave che si spezzò, secondo una leggenda, nel momento stesso in cui fu posto a rogo l'ultimo Gran Maestro dei Templari, Jaques de Molay nel 1314. 

Ci sono alcuni simboli poi, che sono peculiari dell'ordine come le croci templari sparse in vari punti dell'abbazia e il palindromo, cioè una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra e viceversa, SATOR AREPO TENET OPERA ROTA ritrovato per caso dopo l'abbattimento di un muro dopo un restauro, dal significato ancora non del tutto decifrato e quindi ritenuto magico. L'iscrizione è qui presente in una forma diversa da quella consueta a quadrato (in questa forma ne esistono esempi in tutta Europa, a cominciare dall'esemplare ritrovato nell'antica Pompei), ma in forma concentrica, come a voler riprodurre la forma di un bersaglio. 






        L'Abbazia di Fossanova

Distante circa una quarantina di minuti da Sermoneta, vale la pena allungarsi per vedere questa grandiosa abbazia costruita in uno stile ancora ibrido tra il romanico e il gotico, costruita tra il 1163 e il 1208, di cui spiccano il rosone e il portale, che conferiscono alla facciata magnificenza ma anche la semplicità tipica dello stile cistercense.

E' possibile effettuare una visita guidata del sistema abbaziale comprendente il chiostro, la sala Capitolare, le celle dei monaci, le cucine, il refettorio e i dormitori dei conversi, ma anche alla stanza dell'infermeria dove visse gli ultimi giorni della sua vita san Tommaso d'Aquino e dove morì nel 1274; qui si trova anche un bassorilievo raffigurante il santo che recita il Cantico dei Cantici ai monaci. Nei dintorni dell'abbazia si trovano anche i resti di un'antica villa romana. 

Nei dintorni dell'abbazia si trovano anche una casale con un raffinati ristorante e un bar, ma anche un delizioso mercatino in stile medievale con prodotti del territorio.

Usciti dal complesso abbaziale, non distante, è possibile visitare esternamente il castello Tolomeo Gallio San Martino, un edificio rinascimentale a pianta quadrata provvisto di quattro torri che gli conferiscono l'aspetto di una fortezza, circondato da un vasto parco dove abbiamo fatto volentieri una piacevole camminata.

castello Tolomeo Gallio San Martino
castello Tolomeo Gallio San Martino

          Priverno 

Se siete arrivati fin qui, e ancora non avete voglia di battere in ritirata, vi consiglio una breve sosta a Priverno, in passato chiamata Piperno. Molto scenografica a è la piazza Giovanni XXIII con il Palazzo comunale del XII sec. dotato di e con la Fontana dei Delfini, scolpita dall'architetto Giuseppe Olivieri del 1877. Il Palazzo Comunale un edificio in stile goticheggiante alla cui sommità si staglia un orologio a veletta.  Oggi, all'interno, dopo un restauro, sono ospitate conferenze e una galleria d'arte. Accanto al Palazzo si trova la Concattedrale di Santa Maria Annunziata che fu consacrata come inciso sulla lapide del portico, da papa Lucio III nel 1183 rimaneggiata talmente tante volte nel corso dei secoli che ora si presenta in stile baroccheggiante. In una delle cappelle laterali è conservato il cranio di san Tommaso d'Aquino, patrono della città e della diocesi di Priverno. La cosa che più mi è piaciuta della Cattedrale è il colore rosa che la scalinata e il portico prendono all'ora del tramonto.