La Scarzuola

La mia (in)sana passione per i luoghi più misteriosi, affascinanti e atipici mi portò a visitare alcuni anni fa la Scarzuola. Entrarvi è un viaggio onirico, surreale, magico. Questa piccola cittadella, costruita vicino a Montegiove, frazione di un paese più grande, Montegabbione, è un gioiello immerso nella campagna umbra, ma al confine con il Lazio e quindi facilmente raggiungibile da Roma (autostrada per Firenze uscita Fabro). Per visitarla in quanto proprietà privata, occorre la prenotazione, ci sono varie visite guidate nel weekend, noi siamo andati alle a quella delle 11, e per entrare a fare la visita guidata, si paga 10 euro.
Iniziamo la nostra esperienza con il proprietario e "guida" del complesso, fenomeno e personaggio, discendente dell'architetto che lo ha costruito, il milanese Tommaso Buzzi. Non pensate di entrare qui e di fare la solita visita guidata, perché il Buzzi nipote vi farà fare un viaggio ai confini della follia, raccontandovi storie che solo con Acutil Fosforo (farmaco per la concentrazione) potete seguire. Apprendiamo quindi da Buzzi junior che il suo antenato Buzzi senior, all'epoca uno degli architetti più famosi d'Europa, concepì la Scarzuola come un viaggio attraverso la parte più oscura e irrazionale della sua anima, infatti era astato per tanto tempo una star dei suoi tempi, acclamato artista, habitué di feste, globetrotter, ma alla fine, come scrisse lui stesso, la parte più vera di sé era racchiusa nella sua vita più segreta, nei suoi progetti privati e personali.
Frutto di questa ricerca interiore è questa città ideale simile a una scenografia, un labirinto che ingloba ricostruzioni rivisitate con licenza poetica di monumenti famosi, con precisi richiami esoterici e massonici.
Negli anni tra il 1958 al 1978 Buzzi costruì uno spazio con richiami alla villa D'Este di Tivoli e Villa Adriana (per la parte della piscina e delle terme), e a monumenti classici (Partenone, Colosseo, Pantheon, Piramide, Torre dei Venti, Tempio di Vesta che formano una utopica Acropoli) e a un altro luogo simbolo del surrealismo, Bomarzo (i mostri). Una sorta di città-teatro su vari livelli spazio-temporali, anche perché le false rovine sono accostate le une alle altre senza un apparente continuità logica, ma in realtà nascondono un percorso iniziatico, basato e pensato come un percorso dentro l'individuazione del Sé teorizzato da C.J. Jung. Nella teoria del suo ideatore, il visitatore intraprende un viaggio che lo porta attraverso le varie figure e i simboli incontrati nel percorso a porsi delle domande su se stessi e sulla vita.
La Scarzuola è un'opera unica, che mi ricorda molto i dipinti di De Chirico, in questo suo andare al di là della realtà e al di fuori del tempo e ci trovo anche molto di Escher nella parte delle scale che si incontrano senza sembrare portare in nessun luogo. Dal punto di vista artistico, viene definita un'opera surrealista, con forti influenze di Salvador Dalì, e, dal punto di vista architettonico, viene definita neo-manierista. E' stato anche fatto notare l'accostamento tra il sacro e il profano, visto che precedentemente la tenuta era appartenuta a un convento francescano, e si dice che lo stesso San Francesco abbia fatto scaturire una sorgente d'acqua vicino a una pianta e costruito una capanna in quel punto, con una pianta chiamata "scarza", da cui il nome del complesso.
Si compone di sette teatri: Barca delle anime, Balena di pietra, Torre della disperazione, Scala della vita, Tempio di Eros, Pozzo della meditazione, Teatro delle api e chi si sentirà di attraversarli proverà esperienze individuali e irrazionali, del resto lo scopo di tale luogo, secondo il visionario artista, era proprio quello di portare lo spettatore verso un livello irrazionale del proprio Io, per poi riportarlo verso una più piena consapevolezza.
Proverà a interpretare questo magico luogo il discendente di Buzzi, a volte in modo più logico a volte meno, di sicuro, che piaccia o no, tale Marco Solari, fortunato erede dal 1981 è la guida perfetta per un luogo tanto estraniante. Buon viaggio "iniziatico".
Ps. Prima di lasciare la zona, visto che la visita dura solo un paio d'ore, non perdetevi il centro storico del paese di Montegabbione, la cui "perla" non è una chiesa o una statua, ma un altro "monumento", bar di questa simpatica e anzianissima signora, gentilissima e dolcissima, purtroppo non ricordo il nome, ma ci siamo fermati a parlare con lei un bel po' e fare foto al suo bar rimasto agli anni 50. altro che finto vintage, qui è rimasto tutto com'era 70 anni fa…se andate di fretta però non fermatevi, non solo perché per faci 3 caffè la signora ci ha messo buoni 20 minuti (ma alla sua età vorrei vedere…), ma perché il bar è un'esperienza, un viaggio nel tempo. Un po' come la Scarzuola.