Monterano, città perduta e ritrovata

10.06.2020

Eccoci al nostro prima escursione insieme: le Rovine di Monterano Antica, un luogo assolutamente imperdibile del Lazio, per chi non lo avesse già scoperto. 

Innanzitutto come Arrivare al  borgo del paese nuovo, Canale Monterano immerso nei monti della Tolfa: treno Ostiense -Manziana/Canale Monterano (fa fermata anche a stazione Trastevere e ci mette 1 h 12 o con l'auto:

  • Da Roma nord-est in auto dal Grande Raccordo Anulare prendere la SS 2 bis Cassia Veientana fino a Cesano, e proseguire per Osteria Nuova, poi andare in direzione Bracciano. Seguire lungo la Braccianese SP 493 le indicazioni Manziana e di seguito Canale Monterano.
  • Da Roma sud-ovest è più facilmente raggiungibile seguendo la SS 1 Via Aurelia o l'autostrada per Civitavecchia e uscire a Cerveteri, per poi seguire in direzione Bracciano e Manziana, per arrivare a Canale Monterano.

Arrivati a Canale,  la città nuova, sorta da un agglomerato di capanne dei boscaioli chiamati a disboscare le fitte aree boschive circonstanti, merita una sosta alla piazza principale del paese, Piazza del Campo, con il palazzo comunale e con la splendida fontana opera degli allievi del Bernini, presa e trasportata nell'abitato nuovo proprio dalla città vecchia, che subì uno spopolamento proprio  nell'inizio dell'Ottocento, e un aumento demografico nella città nuova.

Dopo la piccola sosta si prende via della Solfatara, per raggiungere in pochi minuti il parcheggio della Diosilla, attenzione il parcheggio non è grandissimo e nelle giornate di domenica o dei giorni festivi potrebbe non essere facilissimo trovare parcheggio. Entriamo così nella Riserva Naturale Regionale di Monterano, costituita da un ambiente vario spesso umido, ma anche estremamente fresco anche nelle estati più torride, come per esempio all'interno delle tagliate  etrusche.

Tagliata Etrusca "Il Cavone"
Tagliata Etrusca "Il Cavone"
Tagliata Etrusca "Il Cavone"
Tagliata Etrusca "Il Cavone"


Prendendo uno dei sentieri, quello che scende dalla cascata Diosilla, all'incrocio tra il Fosso della Palombara e il torrente Bicione, si scorge la sorgente sulfurea, caratterizzata da pietre tufacee rosse mattone, nere e giallo ocra. Si dice che all'alba, le nebbie e i vapori della vicina solfatara rendano questo tratto di sentiero simile ad un  paesaggio lunare.

Superate le cascate, si prosegue per il sentiero adesso costituito da una fitta e rigogliosa vegetazione tra felci, liane, faggi, edere e ciclamini in un crescendo di suggestioni tra ponti in legno, grandi massi tufacei, rocce lanciate violentemente dal vulcano dell'area attivo tra i 600.000 e i 40.000 anni fa, il torrente, per arrivare infine alla solfatara, caratterizzata dalle piccole e grandi polle gorgoglianti e dall'acqua rossa e le grotte delle miniere di zolfo.

Arrivati alla Solfatara dove sono d'obbligo foto e selfie a oltranza, il mio consiglio è di optare per il sentiero che porta alla tagliata etrusca. Alla destra della cosiddetta capanna del buttero, si prosegue con una ripida salita alla tagliata scavata  lungo le pendici meridionali della collina  detta "il Cavone" che vi porterà direttamente all'antica Monterano, in teoria sbarrata perché ritenuta pericolosa a causa di alcune frane. Si arriva poi nella piazza dell'acquedotto  da dove si può vedere la Greppa dei Falchi, che si ritiene un compresso di tombe rupestri di epoca villanoviana, ovvero pre-etrusca (X sec. a.C. circa).

Prima di salire per l'antica città vi consiglio ancora di proseguire per il fiume Mignone, quindi non salire a destra ma proseguire in piano sulla sinistra, vi imbatterete in mucche maremmane e simpatici asini, noi abbiamo dovuto salire sulla collina adiacente il sentiero per evitare la mandria!) vi ritroverete quindi sulle sponde del fiume, caratterizzato da vegetazione bassa e acque cristalline ricche di pesci, frequentate da martin pescatori, folaghe, gallinelle d'acqua ecc., mentre a destra del sentiero vedrete delle capanne, sono delle ricostruzioni ipotetiche delle abitazioni della civiltà villanoviana. A questo punto io personalmente sono tornata indietro per esplorare altri due punti: superato infatti un cancelletto per impedire il passaggio di animali arriviamo alla diga abbandonata (?) dell'Acea, dove sostiamo qualche momento prima di riprendere la strada a ritroso ed esplorare a sinistra un sentiero che porta a un punto dove il fiume forma una specie di fontana naturale piena di piccoli pesci. Se siete fortunati potreste scorgere anche tritoni e la salamandrina dagli occhiali, sempre più rara. Se siete da soli, vi sembrerà di essere sospesi nel tempo e nello spazio. Cullati dal rumore del ruscello che scorre vi consiglio una sosta in silenzio e nel ripartire, di ammazzarvi di foto, il paesaggio è davvero da fiaba. 

Tornate sul sentiero principale e a quel punto, verso il tramonto cominciate a salire per Monterano Antica. Avrete così il tramonto davanti a voi, che illumina uno sfondo degno di un quadro. La antica chiesa di Bonaventura si presenta ormai erosa dal tempo, scoperchiata, e addirittura all'interno è nato un albero, un fico, che rende ancora più inquietante e misterioso il sito. Alle spalle della chiesa sono ancora visibili le celle dell'antico adiacente convento. Davanti alla chiesa al centro della radura, la fontana ottagonale, che è una copia, visto che come accennavo l'originale è stata portata via dagli antichi abitanti e posizionata al centro del paese nuovo. Progettate da Bernini la chiesa e la fontana rendono famoso questo sito appena fuori dall'antico borgo, location di numerosi film, tra cui la famosa scena della strega nel  Marchese del Grillo dove la chiesa diroccata era usata come rifugio da Don Bastiano, ma anche del film Brancaleone alle Crociate e numerosi altri.

Spesso la radura è il luogo di ritrovo dei Butteri (i pastori a cavallo della Maremma toscana e laziale), di partecipanti a rievocazioni storiche, sagre e pic-niccari vari, ma d'inverno spesso la troverete meravigliosamente vuota. E' quasi notte ed è giunto il momento di salire alla città abbandonata di Monterano, una delle mitiche città fantasma italiane, arroccata su una collina tufacea. Abitato già dall'età del bronzo Monterano fu città etrusca, cui si deve il nome (il territorio era consacrato dagli Etruschi al dio dell'oltretomba Manth, in latino Mantus), fu poi città romana. Già appartenuto nel medioevo alla famiglia degli Orsini, nell'ottobre del 1671 il feudo venne acquistato della famiglia Altieri, cui si deve la costruzione dell'imponente acquedotto a due arcate, la costruzione della chiesa e convento di San Bonaventura. Vari sono i motivi dello spopolamento della città. A partire dal XVIII secolo gli Altieri trascurarono il feudo di Monterano, sfruttato principalmente per l'estrazione dello zolfo dalle sottostanti miniere, probabilmente già insalubre a causa della malaria e infine l'occupazione del borgo nel febbraio 1798 da parte delle truppe francesi che entrarono a Roma per instaurare la Repubblica Romana, spingendo gli ultimi abitanti nella zona del borgo nuovo.

Edere e altre piante rampicanti si sono ormai appropriate di queste mura e strade, rendendo l'entrata per la prima volta un'esperienza unica. Si sale un'antica scala del Palazzo Ducale per ammirare la vallata circostante e l'imponenza della torre dell'ex chiesa di S. Maria Assunta.  

Un tempo  Fortezza Monteranese, fu trasformata da Gian Lorenzo Bernini per volere del principe Altieri in palazzo Ducale, e fu lo stesso artista a decorare la parete esterna con la statua di un leone che con le zampe graffia la roccia facendo scaturire l'acqua, la celebre Fontana del Leone, che è in realtà una copia dell'originale che si trova nel palazzo comunale di Canale Monterano. E' ormai notte, avendo visitato sempre questo magico posto in inverno, ci avviamo verso il parcheggio non prima di aver sentito o forse è solo suggestione (!) il verso di numerosi uccelli notturni come il gufo, il barbagianni, l'allocco e la civetta, che sono gli ultimi abitanti del borgo abbandonato.