Torre Alfina e il Bosco del Sasseto

15.06.2020

Il Bosco Monumentale del Sasseto non è un bosco qualsiasi ma uno dei luoghi più magici del Lazio, non a caso è stato spesso scelto per l'ambientazione di vari film tra cui "Il Racconto dei Racconti" di Mattero Garrone e di vari reportage televisivi. Deve il nome agli enormi massi eruttati da un antico vulcano. Si trova sotto il paese di Torre Alfina, un incantevole borgo medievale (uno dei borghi più belli d'Italia) vicino Acquapendente (VT).

Innanzitutto una volta arrivati a Torre Alfina, non potete non visitare, ma sarà la prima cosa che vorrete fare, il Castello e gli stupendi giardini, legati alla figura al conte Edoardo Cahen d'Anvers, un banchiere belga (il padre Giuseppe Mayer, era stato nobilitato da Vittorio Emanuele II in quanto unico banchiere europeo a finanziare il Risorgimento), chiamato in seguito anche Marchese di Torre Alfina titolo che gli conferì Umberto I nel 1885, dando così inizio al ramo italiano della dinastia belga. Cahen che si era innamorato, presumibilmente, della bellezza del luogo, acquistò una grande tenuta, il palazzo che era appartenuto ai marchesi Bourbon del Monte, parte del borgo e il bosco del Sasseto. Subito restaurò e modificò il palazzo come oggi appare, secondo il progetto affidato all'architetto senese Giuseppe Partini, ed essendo la famiglia di origine ebraica, fece demolire la chiesa.

Dopo Edoardo, suo figlio  Teofilo Rodolfo Cahen, proseguì la ristrutturazione, ma nel 1959, il castello fu acquistato da Alfredo Baroli, passando poi in eredità a Luciano Gaucci, il controverso imprenditore e dirigente sportivo. Dopo il fallimento della sua squadra, il Perugia, il Palazzo fu messo all'asta e per il momento è ancora gestito da una famosa holding nel campo degli eventi e infatti il Castello ora può essere affittato per conferenze e matrimoni. La visita è guidata e costa intorno ai 5 euro.

Il conte Cahen rimase talmente affascinato dal paesaggio incantato che scelse il borgo per costruire il suo mausoleo, ove riposa dal 1894, all'interno della foresta. Basta fare poche decine di metri dall'inizio del bosco, e in mezzo a una radura vi apparirà questo edificio in stile neogotico come una visione in un sogno.

Fece inoltre progettare dei sentieri tra i massi, in modo però che si mimetizzassero con lo scenario del bosco, e in modo da non  interromperne l'armonia.

Il risultato è che si segue uno o più percorsi rimanendo veramente ammaliati dall'atmosfera fiabesca del luogo, resa ancora più onirica da una leggera nebbia che spesso pervade l'ambiente umido fatto di alberi (trenta specie, tra cui il faggio, l'olmo, l'acero di monte, il leccio e l'albero della manna) dall'enorme tronco, e di altri alberi aggrovigliati tra loro, liane, felci, fiori ed enormi sassi di origine vulcanica ricoperti di muschi verdissimi che appunto danno il nome al bosco. Vi sembrerà strano pensare di essere in un bosco italiano, ma piuttosto in una foresta pluviale. Imperdibile.